Archivio (comunque indiziario) di Analisi del Periodo
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C H I A S M A . Un testo di Filiberto Menna . Nel catalogo della mostra di Tullio Catalano, Enrico Gallian, Maurizio Benveduti e Carmelo Romeo alla Galleria Speradisole in via San Francesco di Sales, Roma 1986 . Vedi anche Conversazione con Stella Santacatterina .
CHIASMA . giuridico / artistico / economico / estetico

Sono sicuro che gli amici artisti Maurizio Benveduti, Tullio Catalano, Enrico Gallian e Carmelo Romeo non me ne vorranno se dico che la loro mostra recentemente allestita a Roma con il titolo “Chiasma” si presenta come un evento inattuale. E tengo a sottolineare il termine perché l’inattualità della proposta di questi artisti deve essere intesa in un senso tutto particolare, come una scelta coscientemente voluta e polemicamente esibita. Una inattualità legata al temperamento stesso degli artisti, alla loro esigenza, mai venuta meno in questi ultimi anni dominati dal lassismo critico postmoderno, di impostare il discorso dell’arte con il discorso della ideologia.
Benveduti e Catalano hanno, del resto, hanno sempre lavorato in questa direzione ed è appena il caso di ricordare il loro Ufficio per l’Immaginazione Preventiva che negli anni settanta è stato certamente uno dei fatti più significativi dell’arte italiana. Anche gli altri due – Gallian e Romeo -  hanno alle loro spalle un percorso in cui l’arte è stata assunta sempre come un modo di vivere il proprio tempo, di affrontare il reale in maniera criticamente avvertita. Per questa ragione i quattro artisti si sono presentati insieme sulla scena romana richiamandosi alla figura del “chiasma” che, come ricordano gli autori nella breve presentazione della mostra – nella retorica classica indica una argomentazione che mette in gioco tra loro quattro antitesi.
L’intreccio che i quattro artisti ci propongono implica il gioco incrociato dei termini artistico/giuridico/estetico/economico;  “dunque - si legge nel testo introduttivo – non una collettiva ma una allusiva messa in scena, in tempi non più sospetti, delle questioni critiche ed operative relative al rapporto tra arte e ideologia”.

Non si tratta, quindi, di un gruppo ma di quattro individualità che hanno ritrovato un denominatore comune nella comune volontà di riproporre ancora una volta l’esperienza dell’arte come luogo propizio a una riflessione critica attorno al reale.
L’opera di questi artisti si situa, da questo punto di vista, sotto il segno della continuità, della fedeltà a un modo di considerare il lavoro artistico al di là di ogni contingente atteggiamento di puro edonismo.
Questo, però, non vuol dire che i nostri artisti abbiano puritanamente rinunciato al piacere di fare arte: tutt’altro, giacché nelle loro opere recenti riaffermano i loro diritti sia alla pittura che alla scultura con il coinvolgimento della manualità e delle materie che esse comportano.

Così Gallian recupera il valore della pura superficie, giocando su stesure cromatiche esili fin quasi alla trasparenza e nello stesso tempo emozionalmente coinvolgenti; Romeo opera sulle tre dimensioni della scultura puntando sul coinvolgimento materico; Catalano sposta il proprio discorso sul piano della pittura con una serie di citazioni che rimettono in gioco alcuni dei grandi maestri della modernità; Benveduti ripropone i suoi consueti materiali attinti alla cronaca quotidiana ma li combina, anche lui, con l’impiego di pastelli che "riscaldano”  la struttura dell’opera.
Ciò che questi artisti vogliono, in ultima istanza, è vivere il presente al di fuori delle mode: essi intendono essere, non esserci ad ogni costo, ed essere vuol dire saper accettare anche la inattualità  commisurata, però, sui tempi brevi del consenso immediato e non sull’onda lunga della continuità delle vocazioni e dello stile.


Sezione 4
 Analisi del Periodo
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